Le cardiopatie congenite hanno un’incidenza annua di 8/1000 nati vivi. L’ecocardiografia fetale è un esame, non invasivo con alta sensibilità che permette di riconoscere tale cardiopatie. Lo studio del cuore viene eseguito dai ginecologi durante l’esame morfologico con la valutazione: delle quattro camere e degli efflussi. In caso di sospetto di cardiopatia sarà il cardiologo pediatra a confermare la cardiopatia ed a stabilire il timing del parto.

L’ecocardiografia fetale consente uno studio morfologico e funzionale del cuore e una valutazione del ritmo cardiaco. L’ecocardiografia fetale viene normalmente eseguita dalla 19° e alla 23° settimana di gestazione questo perché, in tale periodo, le dimensioni cardiache e l’ecogenicità legata alla posizione fetale consentono una buona attendibilità dell’esame. L’esame tuttavia è eseguibile eccezionalmente, in casi ben selezionati, anche dalla 12a settimana di gestazione. Esso è consigliabile in un gruppo selezionato di gravide, ad alto rischio, che presentano ispessimento della plica nucale o B-test positivo. L’esame è comunque eseguibile anche dopo la 23a settimana fino a termine della gravidanza per monitorizzare le evoluzioni delle cardiopatie, in caso di sospetto di cardiopatie evolutive o turbe del ritmo.

Bisogna precisare però che non sempre un esame ecocardiografico fetale normale significa un cuore normale alla nascita.

Limiti della metodica:

Per il passaggio, alla nascita, dalla circolazione fetale alla circolazione di tipo adulto, non possono essere diagnosticati difetto interatriale tipo ostium secundum e pervietà del dotto arterioso. Entrambi strutture fisiologicamente presenti durante la vita fetale.

Altra patologia, in qualche caso, di difficile riconoscimento è la coartazione aortica in quanto alla nascita la chiusura del dotto arterioso può a volte sviluppare una coartazione istmica, per presenza di eccessivo tessuto duttale. Anche i piccoli difetti interventricolari e il ritorno venoso anomalo polmonare di tipo parziale (per convezione, infatti, devono essere visti solo due dei quattro ritorni in atrio sinistro) possono risultare difficili da visualizzare.

Qual è lo scopo dell’ecocardiografia fetale?

L’ecocardiografia fetale permette di: 1) riconoscere le cardiopatie complesse, quelle cioè, per le quali è necessario intervenire alla nascita, o farmacologicamente mediante l’impiego di prostaglandine (cardiopatie dotto dipendenti) o in maniera invasiva mediante l’impiego di procedure interventistiche per via percutanea; 2) dare informazioni all’ostetrico sui tempi e sulle modalità di espletamento del parto. La maggior parte delle cardiopatie congenite, anche le più complesse, sono di solito, ben tollerata in utero e possono essere condotte a termine e terminate con parto naturale. Il taglio cesareo è indicato nei casi in cui si sviluppa idrope fetale, per lo più conseguenza di patologie ostruttive a carico delle sezioni destre. Per queste ultime, quando cominciano a comparire i segni di scompenso, può essere necessaria l’indicazione a un parto pretermine con taglio cesareo; 3) offrire una corretta informazione ai genitori sulla complessità della cardiopatia, la prognosi ed i tempi della correzione.

L’ecocardiografia fetale può avere anche funzione “terapeutica”. Permette, infatti, l’identificazione ed il trattamento di eventuali aritmie nel feto, mediante somministrazione di farmaci antiaritmici alla madre. Questo comporta un attento monitoraggio della frequenza cardiaca fetale e della frequenza cardiaca materna.

autore dott Agata Privitera

Immagini Card. Congenite

  1. ecocardio fetale
  2. ecocardio fetale
  3. ecocardio fetale
  4. ecocardio fetale

Nel nostro centro vengono eseguite circa 2500 esami l’anno. Su richiesta del ginecologo, in casi selezionati, vengono eseguiti anche a partire dalla 12° settimana.

Presso il nostro centro in una popolazione selezionata “a rischio” è possibile eseguire, in collaborazione con i ginecologi della nostra Azienda, studio della Plica nucale, prelievo per Bi-test e controllo ecocardiografico fetale trans addominale ed endovaginale, già alla 12-14a settimana di gestazione.