Il test ergometrico è una metodica di diagnostica funzionale che ha dimostrato un grande potere valutativo, permettendo una migliore conoscenza della storia naturale delle cardiopatie congenite operate o in storia naturale.
La valutazione ergometrica si affianca alla diagnostica ultrasonografica che ha permesso di studiare con precisione la morfologia cardiaca e le modifiche fisiopatologiche di molte cardiopatie congenite. Il test ergometrico permette, infatti, con un basso rischio ed un costo limitato, di valutare l’impatto funzionale che specifici problemi cardiovascolari hanno sulla vita dei bambini e dei giovani adulti.
Il test ergometrico in età pediatrica è entrato a far parte della diagnostica funzionale routinaria dei maggiori centri che si occupano di Cardiologia Pediatrica. Dal 1998 è previsto il suo impiego corrente dalle “Linee Guida sul follow-up del cardiopatico congenito” nella diagnostica periodica.
Si è rilevato estremamente utile anche nel paziente adulto, operato in epoca neonatale, nel quale gli esiti di alcune cardiopatie complesse, possono determinare una patologia iatrogena tardiva che, oltre a condizionare la normale vita quotidiana possono, in alcuni casi, rivelarsi a rischio per la vita del paziente stesso.
Tale prova ha elevato valore diagnostico, nei casi con cardiopatia dubbia, nei cardiopatici con sintomi di origine incerta E’inoltre utile ai fini della prognosi e dell’efficacia della terapia.
Le prove ergometriche consentano di riconoscere se la riduzione della tolleranza allo sforzo derivi da una disfunzione ventricolare e/o coronarica o semplicemente da cattiva condizione fisica, in quest’ultimo caso ogni ulteriore limitazione dell’attività muscolare risulterebbe controproducente.
Ai fini della riabilitazione del cardiopatico la valutazione della capacità funzionale assume un’importanza determinante permettendo di stabilire se si può iniziare un programma impegnativo di attività fisica e di riconoscere i limiti entro cui questo dovrà essere utilmente contenuto.
Scopo del test ergometrico è, quindi, quello di riprodurre in un ambiente protetto (laboratorio di ergometria) le risposte all’attività fisica, valutando una serie di parametri essenziali nella prognosi a breve e lungo termine. Le modifiche di tali parametri, in senso positivo o negativo, forniscono al cardiologo gli elementi per giudicare l’efficacia degli interventi chirurgici correttivi o per stabilire il timing chirurgico in cardiopatie che dovranno essere operate.
I protocolli utilizzati sono: il metodo scalare al cicloergometro o il protocollo di Bruce, secondo il quale il paziente deve adeguare la propria andatura (camminare o correre) man mano che aumenta la velocità di scorrimento e la pendenza di un tappeto rotante (tread-mill). In questo secondo caso la fatica risulta distribuita su un maggior numero di muscoli, rispetto al cicloergometro, giungendo ad una buona valutazione della funzione cardiocircolatoria. Il protocollo permette di valutare anche i bambini in età prescolare che, per la bassa statura, non arriverebbero ai pedali di un cicloergometro ed inoltre privilegia la fisiologia dell’esercizio della corsa rispetto alla pedalata. Il test per la sua semplicità può essere usato anche nella valutazione di bambini con notevole grado di deficit mentale (S. Down, ritardi psico-motori).
Le variazioni dei parametri fondamentali (tolleranza allo sforzo, frequenza cardiaca, pressione arteriosa e saturazione arteriosa di O2), sono normalizzati per il sesso e l’età.
Il test cardiopolmonare in più dà il consumo di O2 e la produzione di CO2 il VO2 di picco (consumo di O2 allo sforzo massimo tollerato dal paziente. Altri parametri sono il polso di O2 (VO2/FC), il quoziente respiratorio. Il test cardiopolmonare è più frequentemente utilizzato come diagnosi differenziale tra patologia polmonare e cardiaca, scompenso cardiaco, valutazione prognostica ed indicazione al trapianto cardiaco, valutazione funzionale in corso di riabilitazione cardiologica.
La prova viene interrotta quando viene raggiunto uno sforzo considerato massimale per l’età, per esaurimento muscolare o per il sopraggiungere di sintomi o di eventi che renderebbero pericoloso il prosieguo del test.
La fine dell’esercizio fisico viene fatto seguire da una fase di “recupero”, monitorata per circa 10 minuti.
Sebbene l’esame non necessiti di attrezzature e materiali di consumo costosi, è di fondamentale importanza che l’equipe medica e paramedica che esegue il test sia preparata ad affrontare possibili emergenze. Inoltre, la perfetta conoscenza dell’anatomia di base della cardiopatia e delle tecniche chirurgiche che hanno consentito la guarigione o talvolta, solo la “riparazione” della malformazione, deve far parte, necessariamente, del bagaglio culturale del Cardiologo che si accinge a sottoporre ad uno stress fisico un bambino affetto da un’anomalia cardiaca congenita o iatrogena, morfologica o funzionale.
Per tale motivo l’apporto diagnostico del test ergometrico non può e non deve essere disgiunto dalle informazioni derivate innanzitutto dalla clinica e poi dagli altri esami strumentali con i quali esso va integrato.
- Task Force in coll. con S.I.C.P.
- Linee guida sul follow-up del cardiopatico operato
- Linee Giuda Cliniche in cardiologia 1998
Autore dott Agata Privitera